Scegliere di vivere la vita più volte e ogni volta in modo diverso. Seguire in maniera del tutto incosciente un percorso oscuro ed enigmatico, onirico e confusionario, doloroso e piacevole. Essere poi circondato da chi, con estrema e inquietante curiosità e voglia di andare oltre ciò che possiamo percepire, ti chiede: “ehi Mickey, che cosa si prova a morire?” È questa la domanda che sentiremo ripetere più spesso. Ma siamo così in grado di pensare o voler sapere cosa ci sia oltre?
Bong Joon Ho ci conduce in un viaggio cinematografico ai limiti del possibile. Il regista/sceneggiatore, premio Oscar per Parasite, è tornato al cinema dal 6 marzo, distribuito da Warner Bros. Pictures, con Mickey 17, un film fantascientifico ambientato in un futuro distopico. La realtà con cui veniamo in contatto porta con sé diversi significati e messaggi nascosti dietro personaggi e azioni. Protagonista assoluto è un eclettico, ironico e favoloso Robert Pattinson che continua ad arricchire la sua carriera con ruoli mai banali e semplici in grado di catturare il grande pubblico, ma proiettato verso scelte di personaggi sempre più impegnativi, facendo emergere le sue incredibili qualità interpretative trasformative.
Il film è basato sul libro Mickey 7 di Edward Ashton. La storia si focalizza su un uomo, Mickey Barnes, un improbabile eroe che si ritrova nella particolare circostanza di prestare servizio a un titolare che esige l’impegno definitivo sul lavoro, ovvero morire per vivere! Mickey diventerà così noto come sacrificabile in missione per colonizzare un Pianeta lontano.
Mickey 17 è prodotto da Dede Gardner e Jeremy Kleiner (vincitori dell’Oscar® per “Moonlight” e “12 anni schiavo”), Bong Joon Ho e Dooho Choi e ha come produttori esecutivi Brad Pitt, Jesse Ehrman, Peter Dodd e Marianne Jenkins.
Accanto a Robert Pattinson recitano Naomi Ackie, Steven Yeun, Toni Collette e Mark Ruffalo.
Sono diversi gli aspetti che il nuovo lavoro di Bong Joon Ho vuole trasmetterci in un modo del tutto velato. Attraverso una trama che affronta tematiche importanti in una chiave ironica e a tratti grottesca, enfatizzando comportamenti ed esasperandone altri, lancia messaggi subliminali diretti e a volte mascherati. Siamo di fronte a un uomo che utilizza il proprio potere in una maniera sbagliata, senza rispettare gli altri. E allo stesso tempo vediamo un protagonista assoluto della scena che è pronto a rendersi sacrificabile per far parte di un progetto di colonizzazione. Ma cosa emerge dalla storia?
Al di là dei meccanicismi dietro la storia complessa e articolata, l’esplorazione anche a tratti satirica delle ingiustizie e ipocrisie, della percezione che abbiamo del despota e della sua visione così egemonica che possiamo affiancare a figure politiche attuali e non, ciò che si distingue più o meno sin dall’inizio, e in tutta la durata del film, è l’amore. Sì, perché un sentimento può restare tale, forte e duraturo, nonostante il nostro Mickey sia “ristampato” così tante volte. È forse questa la chiave con la quale osservare il nuovo lavoro del regista coreano. L’amore che viene vissuto, sentito e ristabilito ogni volta e con ogni intensità… anche quando diventa multiplo!
I progetti cinematografici di Bong Joon Ho continuano a essere piuttosto singolari e Mickey 17 non è da meno. «Cerco di rimanere ricettivo nei confronti di ciò che mi circonda ogni giorno. È da lì che traggo la maggior parte dell’ispirazione. Il processo di scrittura è invece molto solitario e doloroso. Scrivo le mie sceneggiature da solo da molti anni», racconta il regista.
Al di là del personaggio accattivante di Mickey Barnes c’è poi qualcosa che ha attirato il regista a voler percorrere questa linea narrativa. «Mi sono sentito assorbito dalla storia, perché ho pensato presentasse un concetto unico: la stampa umana, una cosa molto diversa dalla clonazione umana. Ho pensato che potesse percepire la tragedia di quella condizione e di quella professione. Ho reso Mickey ancora più mediocre e perdente rispetto al romanzo», prosegue.
Discorso a parte riguarda la scelta di Robert Pattinson che, come racconta il regista, ha aggiunto dettagli e sfumature al suo personaggio attraverso la sua creatività e anche all’improvvisazione di dialoghi stravaganti e momenti divertenti sul set.
«Lo conosciamo tutti dai tempi di Harry Potter e il calice di fuoco», ma ho iniziato a vederlo sotto un’altra luce come attore attraverso Good Time con i fratelli Safdie e la sua avvincente performance in The Lighthouse con Willem Dafoe. Con questi due lavori è diventato un attore di un altro livello. Lo stesso vale per The Batman, quando l’ho visto assumere un personaggio così iconico e renderlo completamente suo. Ho pensato che interpretare il doppio ruolo di Mickey 17 e Mickey 18 avrebbe acceso le sue ambizioni come attore e saremmo stati in grado di divertirci e ispirarci a vicenda», aggiunge.
Ma qual è per il regista/sceneggiatore il messaggio che il film dovrebbe lasciare in chi lo vede? «Questo è un film di fantascienza, ma è anche una commedia e una storia molto umana, quindi spero che il pubblico lo apprezzi per quello che è. E quando torneranno a casa dopo averlo visto, spero che trascorrano un breve momento a pensare a ciò che ci rende umani, a ciò che dobbiamo fare per rimanere umani», conclude Bong.
«Sono sempre stato un grande fan di Bong. Ho trovato subito la sceneggiatura una delle cose più folli che abbia mai letto ed è stato meraviglioso farlo. Allo stesso tempo aveva un umorismo estremamente di nicchia. Vedo l’arguzia nei film di Bong, è un regista spiritoso. I suoi temi sono la brutalità degli umani gli uni verso gli altri», spiega Pattinson. E sul suo personaggio così complesso prova a darne una descrizione particolareggiata.
«Mickey è un personaggio ingannevolmente complicato. A prima vista sembra un sempliciotto, ma non lo è. Ha desideri ben precisi, è innocente e ingenuo e cerca di affrontare dei traumi. È interessante avere un eroe incapace di vedere se stesso come un eroe», sottolinea l’attore britannico.
Mickey 17 è un titolo tanto atteso, un film interessante dai toni originali dove emergono sicuramente le caratteristiche interpretative di Pattinson e dove Bong Joon Ho ci mette in condizione di porci diversi interrogativi lasciando a noi la visione e l’interpretazione finale e quanto mai personale dei significati della storia.
Foto © Warner Bros. Pictures
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Alessandra Caputo
Ordine dei Giornalisti del Lazio
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