A tu per tu con Bethan Roberts, la firma di My Policeman

Il romanzo che l’ha resa celebre in Italia è diventato un successo anche su Amazon Prime Video. Ma cosa c’è dietro la realizzazione di una storia così complessa? Ne abbiamo parlato con l’autrice

Il suo nome in Italia è arrivato relativamente da poco ma la sua scrittura, il suo stile narrativo e la sua sensibilità creativa hanno conquistato milioni di lettori in tutto il Mondo. My Policeman, il suo terzo romanzo, pubblicato in Italia da Frassinelli, porta la firma della scrittrice britannica Bethan Roberts e racconta una storia molto potente a livello emotivo, ambientata negli anni Cinquanta a Brighton, nell’East Sussex in Inghilterra.

 

Nata a Oxfordvive a Brighton ed è autrice di romanzi e racconti che le sono valsi vari riconoscimenti letterari. Ha insegnato Scrittura creativa presso l’Università di Chichester e il Goldsmiths College di Londra.

 

Abbiamo avuto modo di intervistare Bethan Roberts e farci raccontare nel dettaglio qualcosa di più sul grande successo del suo romanzo.

 

Oltre il tempo

 

My Policeman racconta una storia che attraversa un arco temporale ben preciso mettendo il lettore di fronte a una certezza: il tempo che passa non cambia i sentimenti ma ci fa comprendere quanto, per colpa dei pregiudizi, il tempo perso non sia recuperabile. Qual è stato il tuo impatto personale nei confronti di questa storia?

 

«Le mie connessioni personali con la storia sono troppo complesse (e probabilmente troppo profondamente sepolte nel mio subconscio) per poterle districare. È una risposta onesta! Nello scrivere il libro ho voluto esplorare i desideri e le delusioni della generazione dei miei genitori e come la legge avesse un tale effetto sismico su quelle emozioni e sulla vita, se eri gay».

 

My Policeman è liberamente ispirato allo scrittore Forster, com’è nata la tua idea di raccontare in un romanzo le sue vicende personali?

 

«Amo il lavoro di Forster da molto tempo, avendo letto A Room with a ViewMaurice e A Passage to India mentre ero a scuola. Così, quando stavo cercando un soggetto per un romanzo, ho pensato a lui e ho iniziato a leggere della sua vita. Il romanzo è stato ispirato dalla storia vera della relazione durata quarant’anni di Forster con il poliziotto, Bob Buckingham, e la moglie di Bob, May, che è stata eccezionale, anche perché, dopo molte lotte con la gelosia, è stata proprio lei a tenere la mano di Forster quando è morto. Ma ho deciso che il romanzo non sarebbe stato direttamente su Forster, mi sembrava una responsabilità troppo grande da assumermi, in quel momento».

Tra riflessione e narrazione

Il tuo stile narrativo ha una caratteristica ben precisa: attraverso una scrittura semplice e diretta stimola il lettore alla riflessione nei confronti di questioni che ancora oggi suscitano pregiudizi. Il termine omosessuale continua a essere un tabù. Pensi che il tuo romanzo, così intenso e sincero, sia riuscito a smuovere le coscienze?

 

«Certamente lo spero. Ricevo parecchi messaggi (anche tramite Instagram!) dai lettori che mi dicono che il romanzo ha significato qualcosa per loro. Il che mi sembra assolutamente fantastico».

 

Passione e inquietudine, tra segreti e verità non dette

 

Speranze deluse, amori impossibili. La storia di TomPatrick e Marion si intreccia, trasmette spensieratezza, folgorazione e passione ma diventa poi struggente lasciando un senso di malinconia. Hai avuto la capacità di raccontare magnificamente punti importanti delle vite di tre protagonisti.

Quanto pensi che l’effetto devastante di non sapere o non voler vivere le proprie verità possa rappresentare ancora oggi la vita di un Tom di questo Millennio?

«Ne sono sicura, ma penso sia vero che molte persone fanno fatica a vivere vite autenticheper molte ragioni diverse: sociali, psicologiche, domestiche, sessuali, economiche. Mi sembra sempre piuttosto difficile da sapere quali sono le verità e vivere secondo esse. Questo è in parte il motivo per cui abbiamo bisogno di romanzi, per aiutarci a navigare in queste domande».

Dal romanzo al film

Com’è stata la tua reazione quando hai saputo che dal tuo romanzo sarebbe stato realizzato un film prodotto da Amazon Studios?

 

«Sono rimasta totalmente stupita e felice. Dalla data di acquisto dell’opzione, il film ha impiegato circa dieci anni per arrivare sullo schermo. Non mi sono mai permessa di credere che sarebbe diventato un film fino a quando non ho ricevuto la chiamata che mi comunicava che Amazon era a bordo! E anche in quel momento è stato un po’ difficile da credere!».

 

Harry Styles, quando l’impatto di un artista può raggiungere anche le giovani generazioni su tematiche importanti

Harry Styles è stato un perfetto Tom nel film. Esattamente come lo si poteva immaginare dalle pagine del tuo libro. Hai avuto modo di incontrarlo prima della realizzazione del film e magari gli hai dato dei consigli sull’interpretazione in base al personaggio che hai raccontato nel tuo romanzo?

 

«L’ho incontrato brevemente sul set, ed era, ovviamente, assolutamente affascinante. Ma non abbiamo avuto il tempo di approfondire il personaggio!».

 

Quanto pensi sia stata importante la partecipazione di Harry Styles nel film? La sua sensibilità ha influito molto nella realizzazione ma probabilmente anche nella possibilità di raggiungere un ampio pubblico. Soprattutto è innegabile che sia un ottimo portavoce di un messaggio che va contro i pregiudizi, esteso verso le generazioni più giovani.

 

«Sì penso che tu abbia ragione. Il coinvolgimento di Harry è stato fondamentale per la realizzazione del film in primo luogo ed è davvero in una posizione unica per riunire molti spettatori».

Dopo My Policeman

Bethan, stai lavorando a un nuovo romanzo?

«Sì ma non so ancora quando verrà pubblicato».

Attendiamo fiduciosi di poter di nuovo sfogliare la sua narrativa e immergerci in una storia capace di stimolarci emotivamente.

 

Foto © Bethan Roberts – Amazon Studios

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